Certificati Bianchi : qualche domanda al GSE

 

 

L'intervento. Certificati bianchi, dove ha sbagliato il "buon imprenditore"?

Qualche domanda al Gse

di Giuseppe Pastorino*
 
ROMA 28 GENNAIO 2016
La questione dei certificati bianchi sta ormai prendendo una deriva incontrollata che non potrà che portare a un enorme contenzioso di fronte alla giustizia amministrativa con il solo risultato di ingolfare ancor più l'attività dei Tar, creare tanto lavoro per gli avvocati amministrativisti, ridurre ulteriormente la propensione agli investimenti industriali in Italia.

Poiché noi rimaniamo poco interessati alle dispute giuridico-legali, ma ci sta molto più a cuore il futuro dell'economia italiana, proviamo a capire dove sta l'errore e come si può fare per risolverlo. Per farlo ci mettiamo nei panni del "buon imprenditore", questa specie in via di estinzione nel disinteresse generale, ma che cerca tenacemente di sopravvivere in un ambiente sempre più ostile.

Il "buon imprenditore" ha in mente un progetto che può migliorare la competitività della sua azienda e rispondere meglio alle esigenze del mercato. Trattandosi di un progetto che comporta un miglioramento dell'efficienza energetica, presenta la domanda di ammissione al meccanismo dei certificati bianchi.

Al momento della presentazione del progetto il "buon imprenditore" è perfettamente cosciente che la sua domanda potrà essere accettata o rigettata e quindi attende la conclusione dell'iter di valutazione per avere una chiara idea della redditività potenziale dell'investimento.

Al termine dell'iter previsto dalla legge, il "buon imprenditore" riceve dall'ente preposto alla valutazione del progetto l'approvazione dello stesso e dei criteri proposti per quantificarne l'effetto in termini di efficienza energetica. Decide quindi di procedere alla realizzazione del progetto che viene completato nel totale rispetto delle modalità e dei contenuti presentati e approvati.

Il progetto entra in esercizio e per diversi anni il "buon imprenditore" procede al rendiconto dei risultati reali in termini di efficienza energetica. I rendiconti sono realizzati conformemente a quanto previsto utilizzando criteri di misurazione, algoritmi di calcolo, baseline di riferimento definiti nel progetto approvato.

Il "buon imprenditore" sottopone le rendicontazioni annuali alla valutazione e verifica degli enti preposti, che approvano e dichiarano ammissibile l'accredito dei relativi titoli di efficienza energetica.

Il "buon imprenditore", confortato dai risultati tecnici dell'investimento e dal riscontro positivo degli enti verificatori, utilizza le risorse finanziarie derivanti dai titoli ottenuti per ripagare l'investimento. In questo modo può destinare le risorse generate dall'attività di impresa alla realizzazione di altri investimenti utili per lo sviluppo e la competitività della propria attività.

Inoltre il "buon imprenditore" può ritenere interessante realizzare su altri impianti con le stesse caratteristiche progetti simili a quello incentivato con l'ammissione ai certificati bianchi con l'obiettivo di replicare i buoni risultati ottenuti.

Il "buon imprenditore", attento alla motivazione del management e dei dipendenti e alla loro partecipazione allo sviluppo dell'impresa, ha probabilmente introdotto un sistema premiante collegato ai risultati aziendali e quindi ha correttamente inserito le buone performances del progetto nella valutazione delle prestazioni destinando parte dei risultati a premi e incentivi variabili al personale.

Il "buon imprenditore" ha seguito attentamente l'evolversi della normativa in tema di incentivazione dell'efficienza energetica e quindi è a conoscenza che nessuna modifica è intervenuta nelle leggi e regolamenti in vigore in Italia. Sa che è in corso una riflessione sull'eventuale necessità di introdurre future modifiche alla norma di riferimento e partecipa in maniera proattiva, direttamente e tramite le Associazioni imprenditoriali, rispondendo alla consultazione proposta sul tema e rendendosi disponibile a contribuire ad un confronto aperto e costruttivo per trovare le migliori soluzioni. Deve però costatare che proposta e risposte cadono nel più totale oblio e per diversi mesi nessuno ne parla più.

Improvvisamente il "buon imprenditore" riceve una comunicazione sulla non ammissibilità del progetto con disconoscimento del contenuto di tutte le precedenti decisioni e comunicazioni dagli enti preposti e richiesta di restituzione immediata di tutti i benefici riconosciuti e lecitamente ottenuti fino a quel momento.

Che cosa può fare a questo punto il "buon imprenditore"? Smantellare l'impianto realizzato e richiedere il rimborso dei danni a chi per diversi anni gli ha fatto credere, con atti ufficiali di Enti a ciò preposti, di avere diritto all'incentivazione? Annullare tutti i progetti d'investimento realizzati o in fase di realizzazione nell'errata convinzione di poter legittimamente contare sugli incentivi all'efficienza energetica?

Comunicare ai propri dipendenti che i premi e incentivi ottenuti sono da restituire perché quello che si credeva un buon progetto con un'elevata redditività, in realtà si dimostra molto meno redditizio?

Dichiarare che i bilanci dell'azienda pubblicati per diversi anni contengono informazioni false e non veritiere e, nel caso di società quotate o appartenenti a multinazionali, richiedere la stessa dichiarazione alle società di revisione e ai board che hanno certificato e presentato i bilanci di gruppo agli azionisti e alla comunità finanziaria internazionale?

Richiedere in fretta e furia un finanziamento sostitutivo per ripagare l'investimento, che nel frattempo è diventato molto meno interessante, rivolgendosi a un sistema bancario molto più propenso alla speculazione finanziaria che al supporto alle imprese industriali?

O, infine, evitare di perdere tempo ed energie e decidere di realizzare i prossimi investimenti in un Paese dove esiste la certezza del diritto e le regole cambiano solo a fronte di leggi approvate dal Parlamento, decreti emanati dal Governo o regolamenti introdotti dalle Autorità preposte ?
Ma soprattutto, quando qualcuno chiederà al "buon imprenditore" dove ha sbagliato, cosa potrà rispondere?

Saremmo molto interessati a conoscere le risposte del Gse a queste domande.

*Presidente Aicep

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