L’intervento. Sulla riforma Assoelettrica ha ragione

La crisi ha evidenziato le incoerenze con la realtà di medio-lungo periodo

di Nino G.B. Morgantini*
Roma 12 marzo 2014

Condividiamo il sentimento riformista che nella settimana appena trascorsa è stato esternato da Chicco Testa, presidente di Assoelettrica (QE 5/3). Siamo convinti che, nella situazione attuale, il capacity payment si presenti più come un'aggravante piuttosto che una soluzione del problema.

La crisi ha messo in evidenza la necessità di riformare il mercato elettrico che, così com'è, sembra più un ingessato strumento di conservazione del vecchio monopolio,  incapace di favorire libertà, quantità e varietà di liberi ed economici scambi tra produttori e consumatori finali.

D'altro canto comprendiamo benissimo che è necessario,  - almeno fino a quando non si potrà disporre di stoccaggi di energia elettrica sufficienti ed economicamente più convenienti delle centrali - far sopravvivere la produzione termoelettrica efficiente,  anche con  il sostegno di un capacity payment  fino a quando non si potrà fare di meglio, ma i relativi costi non dovranno  costituire un'altra tegola sulla testa degli energivori, poiché, se anch'essi dovessero scomparire, i problemi del termoelettrico diventerebbero ancora più gravi e ….anche il peso degli oneri di sistema, già insopportabile, aumenterebbe a causa dell'ulteriore diminuzione dei consumi.

Purtroppo la crisi ha messo in evidenza le incongruenze e le incoerenze con la realtà di medio - lungo periodo, tutte  ricollegabili a scelte ed iniziative più dettate dal cuore (o dal desiderio di essere incentivati al massimo ) anziché dalla razionalità di una mediazione tra le varie fonti energetiche che non portasse a situazioni di reciproca cannibalizzazione o, comunque, ad extracosti non sopportabili in un contesto di crollo dei consumi energetici industriali e di un'economia asfittica delle attività industriali manifatturiere.

E' sacrosanto invocare decisioni europee che impongano dazi ambientali a riequilibrio dell'impatto in Europa di prodotti "competitivi" solo perché fabbricati  in altri Paesi extra Ue che…."se ne sbattono" tanto della CO2 quanto dei principi di sicurezza e/o dei minimi salariali.

Siamo pienamente d'accordo con quanto dichiarato da Chicco Testa - soprattutto ora e in vista del semestre europeo a guida italiana - sul fatto che Bruxelles debba chiedere agli altri Paesi extra Ue di non ricambiare i sacrifici europei con la beffa di una perdita di competitività delle  stesse produzioni Ue. Aggiungiamo noi: Roma deve dire a Bruxelles di finirla con la ricorrente penalizzazione dei  "cosiddetti" aiuti di Stato che, seppur concessi ed usati a piene mani dalle aziende industriali di Francia, Germania e UK,  sono stati sempre condannati con ignominia soltanto per molte imprese italiane - strategicamente rilevanti nei loro assetti  industriali, economici ed occupazionali - colpevoli soltanto di dover subire forniture energetiche molto più costose: tanto per la conformazione geografica dell'Italia, quanto per il "pieno di tasse" contenuto nelle loro fatture.

Occorre lavorare tutti  insieme per rimuovere questi tabù e avviare ogni possibile iniziativa per ricordare alle nostre imprese industriali che occorre rivitalizzare i canali dell'associazionismo perché "l'unione fa la forza". Apriamo 10/100 tavoli, se necessario, per dare un nuovo slancio al coraggio e all'iniziativa per sopravvivere e continuare a sostenere un'industria che, con tutta la storia ed il know-how che le appartengono, non può e non deve morire!

*Presidente di Aicep

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