Ripartire più equamente gli oneri di sistema. Le richieste (e proposte) di Aicep

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l’altra per creare un “incentivo” alla migrazione dei carichi dalle ore piene alle ore vuote nell’interesse di tutto il sistema elettrico nazionale.

Con l’avvento del mercato libero, la tariffa multioraria è stata mantenuta per la produzione, ma non per gli oneri amministrati, che sono caricati sul costo dell’energia indipendentemente dal profilo di prelievo del consumatore.

Per semplificare le procedure può essere giustificato di non tener conto della motivazione “incentivo”, che è veramente scarso, ma non può essere giustificato di non tener conto della motivazione “equità”, perché il prezzo amministrato deve essere giusto.

Il prezzo dell’energia elettrica resa al punto di consegna oscilla in funzione dell’andamento del prezzo del barile o delle altre fonti d’energia primaria, ma per quanto riguarda l’influenza dei costi accessori, che stanno incidendo sempre più pesantemente sul prezzo complessivo, risulta sempre in aumento.

In attesa che, con l’adeguamento delle reti di trasmissione, il prezzo della sola energia si allinei al livello europeo, gli associati di Aicep rimangono preoccupati per l’eccessivo costo delle varie componenti tariffarie regolamentate.

Cominciando dalla prima: proprio la “Trasmissione”, dal 2005 ad oggi, senza evidenti motivi, è aumentata di circa il 38 %.

Perché ? Ci sono stati nuovi investimenti da remunerare per ridurre le congestioni provocate dall’aumento non equilibrato di potenza di alcuni punti di prelievo e/o di produzione? Se è così riteniamo che non sia giusto ripartire i costi globali della trasmissione, che certamente devono essere coperti, in maniera proporzionale all’energia consumata.

Infatti se gli investimenti necessari sono legati ad esigenze di potenza, i relativi oneri devono essere imputati, almeno per una quota consistente, alla potenza impegnata dalle varie utenze.

Oggi il costo della trasmissione è totalmente imputato sull’energia consumata ed è differenziato solo sulla tensione.

Chiediamo che almeno il 50 % venga imputato sulla potenza impegnata ed il 50 % sull’energia consumata.

Del resto per la distribuzione è già così per la Media e Bassa Tensione e non vediamo perché non dovrebbe esserlo anche per l’Alta e Altissima.

Anzi l’Altissima Tensione dovrebbe essere esonerata dal pagamento della distribuzione, essendo connessa direttamente alla Rete di Trasmissione Nazionale.

Per il Dispacciamento ed i corrispettivi vari, che vengono caricati in bolletta, riteniamo che non sia giusto “fare di tutt’erba un fascio”.

Ad oggi si prendono i costi sostenuti da Terna nel MSD per mantenere in equilibrio produzione e consumo, si dividono per l’energia consumata e si addebitano proporzionalmente alla stessa.

Non va. C’è modo e modo di consumare l’energia, con diversa ripercussione sugli sbilanciamenti e quindi diversa responsabilità sui relativi costi.

Se si analizzano i costi sostenuti per il dispacciamento di una giornata tipo, ci si rende ben conto che l’onere sopportato in ore piene è 3 - 4 volte superiore a quello sopportato in ore vuote.

Come già avviene per l’energia, riteniamo quindi che anche l’addebito di tutti i corrispettivi di Dispacciamento dovrebbe essere differenziato tra ore piene ed ore vuote secondo il criterio che “chi più genera costi, più paga”.

Per le perdite di rete, che hanno un impatto non trascurabile con l’addebito forfettario oggi in uso, differenziato solo in base alla Tensione di prelievo, c’è ancora una buona motivazione per differenziarne la percentuale nelle fasce orarie.

Le perdite sono remunerate al prezzo di fornitura dell’energia, in percentuale della stessa.

Detta percentuale non varia in funzione del momento del prelievo, mentre in realtà nelle ore di maggior carico le perdite percentuali sono maggiori.

Infatti le perdite nelle linee sono praticamente proporzionali al quadrato della potenza trasportata.

Nelle ore vuote le perdite percentuali sono meno che proporzionali al carico; nelle ore di basso carico le tensioni in rete sono più alte e quindi le correnti più basse e le perdite subiscono un’ulteriore riduzione.

Perché dunque prendere una percentuale media invece che percentuali differenti in funzione dei periodi di prelievo? E poi, diciamocelo francamente, il 2,9 % di perdite in AT è veramente eccessivo. Tale livello di percentuale dovrebbe comunque essere rivisto, in aggiunta alla differenziazione oraria.

E veniamo alle componenti A che, anche per l’impatto delle incentivazioni alle fonti rinnovabili, diventano sempre più pesanti.

Ci sono alcune componenti A, in particolare A2, A3, As e UC4, il cui scopo è essenzialmente di “sostenibilità sociale e ambientale” (copertura costi di smantellamento delle vecchie centrali nucleari, incentivazione della produzione da fonti rinnovabili, misure di tutela per i clienti in stato di disagio, …).

Questi aspetti riguardano tutti e non solo i consumatori di energia ed in conseguenza di ciò i relativi costi dovrebbero essere coperti in proporzione alla capacità contributiva di ognuno.

Perché quindi non trasferirle sulla fiscalità generale? Concludendo.

Esiste la possibilità di ripartire più equamente gli oneri di trasporto (trasmissione e distribuzione) tra consumatori a secondo delle caratteristiche dei loro prelievi; l fatto che si tratti di oneri di poco conto rispetto a quelli relativi alla produzione non giustifica il non farlo; una tariffa binomia (potenza-energia), già parzialmente applicata per gli oneri di distribuzione sarebbe facilmente applicabile agli oneri di trasmissione; per quanto riguarda il dispacciamento e le perdite, un addebito in maniera differenziata sull’energia in funzione dei periodi in cui è stata prelevata attribuirebbe in maniera più equa i costi a chi li ha provocati; evidentemente questa differenziazione può essere attuata solo per i clienti dotati di misuratori idonei, che per ora sono pochi, ma che si vanno diffondendo a tutte le categorie d’utenza, compreso il domestico, come si vanno diffondendo contratti a prezzi di fornitura diversi per fascia, per cui non dovrebbero verificarsi complicazioni contabili.

* Presidente Aicep